Ogni giorno miliardi di persone si connettono e navigano su Internet a casa, nei bar, negli hotel, nelle piazze senza usare cavi di collegamento, semplicemente sfruttando la propagazione aerea di segnali radio che sono in grado di trasportare dati.
Gli apparati hardware e software dei dispositivi portatili riescono poi a tradurre quei dati in immagini e parole visibili su uno schermo, grazie alle quali ci informiamo, prenotiamo viaggi, consultiamo Facebook e scriviamo ai nostri amici.
Tutti conosciamo il Wi-Fi, le sue caratteristiche, l’importanza che riveste nel mondo d’oggi, tra laptop, smartphone, smartwatch e tutti i dispositivi indossabili che presto s’introdurranno nella nostra vista. Da oggi però, uno dei “super-poteri” del wireless potrebbe non appartenergli più: l’invisibilità.
Pare che Luis Hernan, studente della Newcastle University, sia riuscito a “fotografare” lo spettro di onde radio che costituiscono il segnale Wi-Fi mentre fluttua nell’aria sotto forma di fasci luminosi.
Le immagini da lui prodotte mostrano un turbinio di linee ondulate di luce colorata, che circondano persone e oggetti avvolgendoli a spirale e ammantandoli con una sorta di grande bolla danzante intorno ai loro corpi.
Per creare le immagini, Hernan avrebbe usato un dispositivo di sua invenzione in grado di rilevare il campo del segnale wireless e assegnargli un colore nello spettro dei colori al LED, con una gradazione che va dal rosso – dove l’intensità di segnale è più forte – fino al blu, tonalità che sta a indicare un segnale più debole. Fondamentalmente, l’apparecchio utilizzato si basa sulla stessa tecnologia che permette al nostro portatile di casa di rilevare la presenza di reti e allacciarsi al segnale Wi-Fi più potente presente in quel momento.
Un progetto ambizioso, ma…
L’iniziativa fa parte del progetto “Digital Ethereal”, uno studio che punterebbe a rendere percepibili chiaramente ai nostri occhi alcune delle componenti invisibili generate dalle miriadi di dispositivi tecnologici che utilizziamo quotidianamente nel mondo che ci circonda. Dice Hernan a proposito delle sue foto:
“Le chiamo spettri perché le reti wireless mi ricordano quelle presenze che immaginiamo essere fantasmi. Sono qui ma non li puoi vedere con gli occhi. Il fatto che stiamo diventando sempre più dipendenti da qualcosa che non possiamo vedere mi intriga e ho sentito il bisogno di trovare un modo per mostrare il Wi-Fi, far vedere come esso ci circonda e come cambia. È un’infrastruttura che accomuna tutte le nostre tecnologie digitali e dà forma alla maniera in cui interagiamo con il mondo.”
Hernan ha anche creato un’app di nome “Kirlian”, disponibile gratuitamente su Android, che permette alle persone di misurare autonomamente la potenza e il “colore” dei segnali Wi-Fi da cui sono circondate.
“Digital Ethereal” sembra dunque essere un progetto interessante e ambizioso, malgrado instilli qualche dubbio sull’effettiva attendibilità delle immagini risultanti e sull’impronta scientifica che caratterizza l’intera iniziativa. A ben vedere, infatti, essa parrebbe tradursi in una forma d’arte più che in uno studio scientifico vero e proprio.
Vero è che non si tratta però del primo progetto volto a disvelare e rendere letteralmente visibile il comportamento delle onde wireless nel loro propagarsi nello spazio.
I precedenti
Solo pochi mesi fa, ad esempio, l’artista americano Nickolay Lamm, in collaborazione con l’ex astrobiologo della NASA M.Browning Vogel, aveva studiato e successivamente fornito una propria rappresentazione delle onde Wi-Fi, basata su dati raccolti osservando le intensità dei segnali wireless registrate in prossimità del Palazzo del Congresso Statunitense a Washington.
Le immagini risultanti mostrano le sembianze del segnale Wi-Fi come una successione di grandi sfere colorate, che tendono a propagarsi espandendosi fino a 20-30 metri circa verso l’esterno. Ogni sfera ha un diverso colore a contraddistiguere i diversi canali del segnale.
In questo caso le immagini sono state realizzate in maniera del tutto artificiale, utilizzando dispositivi di rilevamento e organizzando i dati forniti da tali dispositivi in maniera da crearne una rappresentazione grafica. Sembrerebbe dunque un’elaborazione più “precisa”, che si avvicinerebbe a un metodo più scientifico.
Totalmente differente invece risulta essere un altro progetto volto a rendere in qualche modo visibilie il Wi-Fi: quello dei designer norvegesi Timo Armall, Jørn Knutsen ed Einar Sneve Martinussen, che nel 2011 hanno allestito lungo le vie di Oslo alcuni reticolati di luci al LED lunghi 4 metri e suddivisi in file da 80 lampadine. Il funzionamento e l’osservazione del segnale si basava proprio sulla luce profusa da queste lampadine, che pulsava, si affievoliva o riprendeva potenza in base alla maggiore o minore intensità di segnale Wi-Fi presente in quel momento.
La magia del Wi-Fi
Siano essi fondati scientificamente o più inclini a un format artistico, è innegabile che i tentativi – ne trovate un’intera galleria sul sito del Corriere della Sera – di osservare e rendere ben visibili comportamento e essenza delle onde radio del Wi-Fi si stanno moltiplicando. Si tratta di una naturale conseguenza legata al ruolo sempre più importante che questa tecnologia riveste nella quotidianità, come veicolo per la navigazione su Internet e non solo.
In questo senso, riteniamo che la questione sia di semplice spiegazione: molti dispositivi vedono le loro funzioni principali – e a volte il loro intero funzionamento – basarsi sulla presenza o meno di un segnale Wi-Fi. Ciò fa sì che tale segnale sembri essere una sorta di soffio vitale, un super-potere che anima i device e permette loro di interagire con i rispettivi proprietari.
Chi non è rimasto sorpreso da questo meraviglia, almeno la prima volta che l’ha vista?