La tecnologia, si sa, fa passi da gigante ogni giorno. Eppure molti di noi sembrano non accontentarsi mai e sognano invenzioni sempre più rivoluzionarie.
Per arrivare a realizzarle, però, sono necessari tanti passi intermedi, quelli che permettono di migliorare le tecnologie già in uso.
Pare che la NASA ne abbia appena fatto uno di notevole portata, arrivando a presentare un’evoluzione dell’attuale tecnologia di trasmissione del WiFi.
Il WiFi 3.0?
I ricercatori della “National Aeronautics and Space Administration“, in collaborazione con quelli dell’Università della California (UCLA), avrebbero infatti creato un chip di trasmissione del segnale WiFi che potrebbe aumentare in maniera esponenziale la durata delle batterie delle nuove generazioni di dispositivi mobili e indossabili, perché ridurrebbe il consumo energetico necessario per trasmettere e ricevere informazioni attraverso le connessioni wireless.
Come funziona?
Invece di generare un proprio segnale e inviarlo al router – ovvero ciò che fa un tradizionale chip del WiFi -, il nuovo ritrovato sarebbe in grado di captare una trasmissione wireless già esistente, rielaborarla imprimendovi i dati che deve trasmettere per poi rifletterla e diffonderla nelle vicinanze con le nuove informazioni.
In questo modo, il dispendio di energia maggiore va a carico di un device esterno (un router o un ripetitore dati in grado di generare il segnale WiFi), garantendo un minor consumo energetico per la batteria del dispositivo che ospita il chip.
Un bel vantaggio per le batterie di dispositivi mobili e indossabili, notoriamente soggette a consumi eccessivi da questo punto di vista.
Anche la velocità vuole la sua parte
I superpoteri di questa evoluzione del WiFi non finiscono qui.
Sembra infatti che il team di sviluppo della nuova tecnologia sia riuscito a trasmettere dati tra due dispositivi a una velocità di 330 Mb/s, più o meno il triplo della tipica velocità che contraddistingue il segnale WIFi.
Tutto questo, impegnando una potenza di trasmissione ridotta di circa 1000 volte rispetto agli standard WiFi attualmente in uso.
Davvero impressionante.
Una tecnologia senza punti deboli?
Ma cosa succede se non ci sono segnali da riflettere nel raggio d’azione del chip? Nessun problema.
In quel caso, il chip è in grado di tornare a svolgere la sua precedente mansione, generando autonomamente il segnale da inviare nelle vicinanze: “Proprio come fanno i normali cellulari quando switchano da rete cellulare al segnale WiFi” afferma Adrian Tang, chip designer del Jet Propulsion Lab della NASA.
Nonostante tutto, anche questa nuova tecnologia durante la fase di test ha dovuto superare alcune difficoltà non da poco.
Infatti, si sa che muri, pavimenti, soffitti mobili e molti altri corpi solidi sono anch’essi in grado di riflettere le trasmissioni wireless. Pare che queste caratteristiche creassero interferenze e “confusione” al chip, che aveva difficoltà nel rilevare il segnale più intenso da riflettere.
I ricercatori avrebbero già trovato un rimedio a questo problema, modificando il chip in silicio e rendendolo in grado di bloccare le interferenze più deboli ed eliminare così i riverberi di sottofondo.
Ciò permette alla trasmissione WiFi risultante di essere ancora più “pulita“ ed efficiente, facilitando ulteriormente lo scambio di informazioni tra dispositivi.
NASA e UCLA, comproprietarie del brevetto, hanno concepito questa tecnologia principalmente per permettere il risparmio di energia nello spazio. Attualmente però sono in trattative con alcuni partner commerciali al fine di portare questo nuovo tipo di WiFi sul mercato.
E voi cosa ne pensate?
Sarà un piccolo passo per il WiFi, ma un grande passo per la tecnologia?